
02 Lug I PROFESSIONISTI SANITARI MILITARI NON SONO PARAMEDICI: PROSANFAP CHIEDE AI VERTICI E ALLE ISTITUZIONI LA CORREZIONE DI QUESTA STORTURA STORICA
In occasione della tremenda pandemia che ha colpito il nostro Paese, considerata la particolare attenzione mediatica per il comparto della Sanità militare impegnata su più fronti nella lotta all’infezione, si è assistito all’intervento di interlocutori, soprattutto militari, che nelle comunicazioni agli organi di informazione in occasione di interviste televisive o di articoli pubblicati sulla carta stampata, hanno utilizzato l’errato termine “paramedico” in riferimento agli Infermieri e alle Professioni tecnico sanitarie militari. Oltre a questi episodi pubblici, sono sempre più le circostanze in cui si continua a commettere il medesimo errore nelle direttive emanate a vario titolo da alcuni comparti della Difesa. Finanche nel Decreto Legge sulle “misure urgenti in materia di salute…” (DL n. 34/2020), in discussione in Parlamento, all’art. 20 ancora si legge “…personale medico e paramedico…delle Forze Armate”.
L’Unità delle Professioni Sanitarie delle Forze Armate e di Polizia (ProSanFAP), che ha già provveduto a far risanare tale stortura alla Camera dei Deputati, dove i due onorevoli fisioterapisti venivano catalogati sotto la voce “paramedico”, ritiene tale carenza storica non di poco conto.
Dal punto di vista normativo, in Italia, tale figura non esiste. E’ presente in alcuni paesi anglosassoni ed è paragonabile per impiego e formazione agli autisti – soccorritori del nostro 118.
Invero, i professionisti sanitari militari sono laureati e abilitati alla professione, sono iscritti ad un albo professionale afferenti agli Ordini provinciali, svolgono la loro attività assistenziale in piena autonomia e si assumono la piena responsabilità dell’assistenza generale infermieristica (COM 66/2010), sono obbligati a pagarsi una assicurazione per i danni arrecati al paziente per colpa grave, sono obbligati ad aggiornarsi continuamente per ottemperare agli ECM, gestiscono i servizi, gli uomini e i materiali dell’ente a cui afferiscono. Tutte caratteristiche e condizioni che li mette sullo stesso piano delle altre professioni sanitarie militari come quelle dei medici, farmacisti, veterinari, psicologi, ecc.
Sentirsi definire paramedici nella accezione della parola che rimanda ad una interpretazione della loro professione come simile a quella del medico, oppure che coadiuva o che affianca l’opera del medico (vocabolario Zanichelli) è, oggi più che mai, oltre che errato, ritenuto offensivo e demansionante.
Si ritiene che non sia più accettabile l’utilizzo di tale termine quando si faccia riferimento agli infermieri, ai fisioterapisti, ai tecnici sanitari di radiologia e alle altre professioni sanitarie tecniche militari in quanto sminuisce e offende le migliaia di professionisti in prima linea, che, con abnegazione e spirito di sacrificio, sono sempre pronti ad intervenire in Italia e all’estero in aiuto ai cittadini italiani.
Ed è proprio per l’esigenza di non rinviare ulteriormente la correzione di tale storica stortura che ProSanFAP, con spirito di fattiva collaborazione con i vertici militare e con le istituzioni della Repubblica italiana, con due lettere separate, ha portato la questione all’attenzione del Ministro e degli Stati Maggiori della Difesa da una parte e dei Presidenti della Camera, del Senato e del Consiglio dei Ministri dall’altra.
LETTERA MINISTERO E VERTICI DIFESA LETTERA PRESIDENTI CAMERA, SENATO E CDM RESPONSABILE PROSANFAP Dott. Antonio Gentile
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